Vinyasa basics: le transizioni

Prasarita Padottanasana

Una delle caratteristiche del Vinyasa Yoga sono le cosiddette “transizioni”, ovvero posture intermedie che collegano tra di loro le asanas più tradizionali. Le transizioni sono utili non solo per passare da un’asana all’altra in modo fluido, ma anche per riportare alla normalità i muscoli o i tendini che abbiamo iper-allungato. Quando pratico le diverse versioni di Prasarita Padottanasana, ad esempio, mi piace creare una contro-posizione per rilassare i legamenti e i tendini degli arti inferiori e per allungare il busto verso l’alto, rilassando la colonna vertebrale. Nella mia contro-posizione, i quadricipiti vengono sollecitati, e sollevare i talloni da terra aggiunge un test interessante all’equilibrio. Provate ad effettuarla spingendo il coccige verso il basso, senza inarcare la schiena né spingere le pelvi in avanti, con le braccia sollevate e lo sguardo diretto verso le mani giunte. Cercate di non sollevare le spalle verso le orecchie, e di avvicinare le scapole tra di loro. Se avete l’impressione di perdere l’equilibrio o non siete certi di riuscire a mantenere la schiena perfettamente eretta, appoggiatela alla parete. Uddiyana e Mula Bandha vi aiuteranno con il tempo a comprendere come l’equilibrio non dipenda solo dalla contrazione dei muscoli degli arti inferiori, ma di questo parleremo nei prossimi post. O meglio ancora, alla prossima pratica: domani alle 13 e alle 20:00 presso Il Melograno  o, per gli amici milanesi, dal 10 novembre, il lunedì alle 13 presso il Circolo Filologico in via Clerici 10, grazie al progetto di PureYogaMilan

Esempio di transizione

Vinyasa basics: Prana

Prana: un termine sanscrito dato dalla somma di Pra (“in movimento”) e Na (“sempre”). Nella tradizione Yogica, mi piace particolarmente la definizione di  Swami Shivananda, secondo cui il Prana è la somma di tutte le energie dell’Universo. Un’energia che anima tutto ciò che ci circonda e anche noi stessi: la somma di radiazioni, elettricità, magnetismo, gravità e pensiero. Ogni energia sottile fa parte del Prana e noi, come spugne, l’assorbiamo attraverso il respiro, la pelle, il cibo che assumiamo. Sharon Gannon e David Life, nel bellissimo libro che descrive il loro metodo “Jivamukti”, paragonano il Prana all’elettricità, che si trova ovunque in forma spontanea, e che se incanalata correttamente è in grado di illuminare ogni cosa: dunque anche noi. A livello individuale, lo yoga ci offre un metodo scientifico per dirigere questa corrente energetica all’interno del nostro corpo, rendendoci più sani e attivi fisicamente, e più lucidi e consapevoli mentalmente. Attraverso le posture (“asana”) e il controllo della respirazione (“pranayama”) portiamo il Prana dentro di noi. Per questo a chi si accosta al Vinyasa Yoga, raccomando di non dimenticare mai che ciò che rende questa pratica qualcosa di ben più profondo di una semplice somma di esercizi, è proprio l’abbinamento di ogni singolo movimento, anche il più facile, ad una inspirazione o espirazione effettuata con la corretta metodologia. Il Vinyasa Yoga è un viaggio molto lungo, che dura tutta la vita e ci porta ogni giorno in posti diversi dentro di noi. Su vette incredibili, che pensavamo di non poter mai raggiungere, o in abissi inesplorati, di cui ignoravamo l’esistenza. Ogni giorno sul tappetino è diverso, attraverso movimento e respiro percepiamo la qualità del Prana dentro di noi, e possiamo migliorarla. Sempre senza forzare, ma ascoltando i messaggi che il nostro corpo ci invia e rispettandoli, consapevoli che nel momento stesso in cui i nostri piedi toccano il tappetino, stiamo già praticando.

Vinyasa Basics: Chaturanga Dandasana

Chaturanga dandasana (posizione del bastone a terra): uno dei mie asana preferiti. Nelle posture apparentemente più semplici possiamo testare in sicurezza le nostre capacità, verificare a che punto siamo nella nostra pratica, analizzare i nostri punti deboli e lavorare per migliorarci.
In Chaturanga, come in tutti gli asana, i piedi (in sanscrito, pada) e le mani (hasta) sono fondamentali per distribuire correttamente il peso del nostro corpo. I piedi e le mani sono in questa postura i nostri punti di contatto con il terreno. Le dita dei piedi sono ben aperte, la pianta del piede elastica, i talloni puntati verso la parete. Le dita delle mani devono essere attive, i palmi spingono il terreno lontano da noi. I gomiti sono a contatto con le costole, le scapole tendono ad avvicinarsi. I quadricipiti sono attivi, così come gli addominali. A me piace pensare di spingere l’ombelico verso la colonna vertebrale, in modo da concentrare il respiro nella cassa toracica. Sosto in questa posizione per 5, dieci profondi respiri. Vi invito a provare! Se sentite di non essere ancora pronti per resistere così a lungo (si, all’inizio anche 5 respiri sono molti!), appoggiate ginocchia, petto e mento a terra e riprendete la posizione dopo aver recuperato, e quando sarete certi di riuscire a mantenere i gomiti aderenti al corpo.
Chaturanga è una posizione eccezionale per tonificare l’addome e sostenere gli organi interni. Spesso trascurata perché parte integrante dei Vinyasa, è un modo eccellente per costruire la forza necessaria ai jump back – jump through. Imparare ad essere allineati con il terreno si rivela poi un alleato indispensabile nella costruzione delle inversioni, dove troveremo con più facilità l’equilibrio. Vi invito a praticarla spesso, per assaporarne i benefici!

Vinyasa Krama: l’arte di creare sequenze

Pratico ormai da 18 anni e fin dalle mie certificazioni all’insegnamento, conseguite nel 2004, ciò che non smette mai di affascinarmi è la costruzione delle sequenze per una pratica efficace, sicura, che lasci il corpo tonificato, carico di energia e la mente purificata e rilassata. Mi sono sentita chiedere molte volte: “Il Vinyasa Yoga è adatto anche ai principianti? E’ adatto a chi ha più di 40/50 anni?”. Molti neofiti si sono sentiti spesso in difficoltà in classi in cui le asana erano troppo impegnative, e difficilmente venivano offerte modifiche adatte a chi si avvicina a questa pratica per la prima volta o a chi ha problemi articolari di varia natura. A mio parere, la verità è che nello yoga non esiste la posizione “perfetta”. E avendo sperimentato in tanti anni di attività fisica (prima come ginnasta e ballerina e, dal 1996, come Yogini) ogni tipo di infortunio e dolore, ho trovato le mie risposte proprio sul tappetino, accostandomi allo Yoga ogni volta con rinnovata fiducia. Ogni posizione è adattabile alle capacità della persona in quel momento. E se ciò che cerchiamo è il benessere, non è forzando una posizione per imitare il nostro vicino di tappetino che lo troveremo… Inutile negare che in molti si accostano allo Yoga anche perché affascinati dalle immagini di Yogi e Yogini in perfetta forma fisica. Spesso, l’interesse per la filosofia e la storia di questa pratica nascono spontanei dopo mesi o anche anni di pratica. E’ importante ricordare che la forma fisica che lo yoga ci regala arriva anche se non siamo in grado di intrecciarci come un nodo da marinaio. E’ possibile eseguire sequenze accessibili e al tempo stesso impegnative, ad un ritmo sostenuto senza necessariamente sentirci inadeguati. E’ possibile effettuare transizioni tra una postura e l’altra che non ci mettono a rischio, e al tempo stesso mantengono la nostra muscolatura sollecitata e vivace. E con il tempo, scopriamo di riuscire a fare proprio quell’asana che sembrava così irraggiungibile, senza sforzo. Invito tutti a provare una mia classe di Kalya Vinyasa per scoprirlo insieme. Per gli orari e le location dei miei corsi, cliccate su “About” nel menu. Vi aspetto!