
Una pratica sostenibile

In breve, praticare la Seconda Serie ha per Louise Jolly mille risvolti positivi: fisici, mentali ed emotivi. Nel suo caso specifico, la Seconda Serie le è stata di aiuto nel recupero dagli infortuni che aveva riscontrato, e le ha dato la forza di “sfidare” la pratica. Studiare con Nancy, che le ha trasmesso questo approccio, le è stato di grandissimo aiuto anche nell’affrontare i viaggi a Mysore per studiare con Sharath. Chi desiderasse approfondire questi aspetti può leggere l’articolo di Nancy Gilgoff “Ashtanga Yoga as it Was“.
Conobbi Greg Nardi nel 2007, durante un lungo soggiorno a Miami per approfondire lo studio dell’ Ashtanga Vinyasa Yoga. Il Miami Life Centre si rivelò subito un luogo eccezionale. Greg, insieme a Tim Feldmann e Kino MacGregor, era all’epoca co-fondatore dello spazio e le sue classi erano intense, profondamente spirituali, accompagnate da canti in Sanscrito. Ricordo ancora la splendida energia della Shala, la dedizione di tutti gli insegnanti, il senso di condivisione della pratica con tutti gli studenti che partecipavano alle lezioni. La pratica mattutina con Greg divenne subito un appuntamento irrinunciabile. Ogni volta, la pratica insieme a Greg mi regalava un passo avanti, la comprensione di un ostacolo, il modo per superarlo. E soprattutto, Greg riusciva a trasmettermi la pratica come un’autentica meditazione in movimento. Da allora ho sempre pensato a Greg Nardi come ad uno dei miei insegnanti di riferimento, perché la sua grande generosità durante l’insegnamento era riuscita a farmi comprendere il senso della pratica, la capacità di questo metodo di fondere corpo, mente e spirito in un’unica entità, in pura energia. Negli anni io e Greg siamo sempre rimasti in contatto, ne ho seguito il cammino, che lo ha portato a diventare un Insegnante Certificato Livello 2 direttamente da Sri K. Pattabhi Jois e Sharath Jois, e a fondare Ashtanga Yoga Worldwide, un’organizzazione che si pone come obiettivo l’insegnamento tradizionale di questo meraviglioso metodo, decodificandolo per gli studenti occidentali di qualsiasi livello. La mia gratitudine per la sua disponibilità a visitare la nostra Yoga Shala nella provincia lombarda, a portare la sua luce, la sua energia anche qui, dove la pratica è ai suoi inizi, è un dono grandissimo. Per i nostri studenti, che affrontano con dedizione ogni giorno la pratica, che l’hanno accolta con il cuore aperto, è l’opportunità di studiare con uno dei migliori maestri al mondo, dalla grande sensibilità. E’ la certezza di approfondire questo metodo, di fare un significativo passo avanti nella pratica, sul tappetino e nella vita. Gli insegnanti che si sono avvicinati all’Ashtanga Vinyasa attraverso il diretto insegnamento di Guruji e Sharath offrono sempre incredibili spunti per il miglioramento della nostra pratica. Greg fa parte di questo gruppo di persone eccezionali e mi sento davvero onorata dalla sua grande disponibilità nei confronti degli studenti di RespiraYoga, che stanno crescendo avvicinandosi ad Ashtanga e Vinyasa Yoga con la loro meravigliosa energia e curiosità. Trascrivo una recente intervista a Greg perché trovo davvero interessante il suo cammino nello Yoga. Greg ha iniziato a soli 22 anni e sarebbe davvero meraviglioso se anche in Italia i giovani entrassero nelle Yoga Shala per apprendere i grandi benefici fisici, psicologici e spirituali di questa disciplina millenaria. Una grande opportunità per Busto Arsizio e dintorni per conoscere lo Yoga da un grande maestro: tutti i dettagli per partecipare al seminario di Greg sono sul mio sito. Ricordo inoltre che Greg presiederà una conferenza gratuita di introduzione al workshop l’11 maggio alle ore 19:00. Prenotate i vostri spazi, i posti sono limitati!
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Greg Nardi, Guruji e Sharath: gli inizi |
D: Come ti sei avvicinato a quelli che sono oggi i tuoi principali interessi, allo Yoga?
Greg: La spiritualità è sempre stata al centro dei miei interessi: in particolare, mi interessava come le culture diverse dalla mia esprimevano i loro ideali spirituali. Da ragazzo, mi interessava la spiritualità degli Indiani d’America e in generale tutte le religioni legate alla Natura. Ero un campeggiatore convinto e cercavo di passare più tempo possibile a contatto con la Natura.
D: Qual è stato il tuo percorso educativo?
Greg: Ho iniziato studiando nutrizione, e per alcuni semestri mi sono spostato da una materia all’altra al college. In quel periodo la disciplina non era il mio forte, e non riuscivo a frequentare corsi per cui non provassi un autentico interesse. Ho scoperto lo Yoga a 22 anni, e a quel punto ho lasciato gli studi tradizionali per concentrami esclusivamente sull’apprendimento dello Yoga.
D: Qual è il pensiero che guida il tuo modo di insegnare Yoga?
Greg: Che si parli di Yoga o di altro, ad un certo punto della nostra esistenza tutti ci chiediamo quale sia il significato della vita, a livello individuale e più ampio. Questa domanda fondamentale è per me l’inizio dello Yoga. Il resto è cercare di vivere in armonia e con integrità con ciò che incontriamo sul nostro cammino. E’ uno stile di vita naturale. A causa delle richieste che la vita ci presenta, e a causa delle nostre esperienze, ci dimentichiamo quanto sia in realtà semplice vivere in modo naturale. Lo Yoga è il processo di recupero di questa memoria. La filosofia e le tradizioni dello Yoga ci offrono la possibilità di approfondire questa ricerca in molti modi. Il ruolo dell’insegnante è semplicemente facilitare il viaggio dello studente, e condividere qualsiasi conoscenza abbia appreso attraverso le proprie esperienze.
D: Perché hai scelto proprio l’Ashtanga Vinyasa Yoga?
Greg: Da neofita, ero entusiasta dello Yoga in generale e ho provato tutti gli stili possibili. Cercavo uno yoga “autentico”. Quando ho incontrato l’Ashtanga Vinyasa, mi sono innamorato della forza e della grazia di questa pratica, e della sua coerenza con la tradizione. Mi piaceva il suo approccio sistematico, la chiarezza e la costanza del metodo, che diventava uno strumento per misurare i propri progressi. L’intensità di questo stile aveva un effetto profondamente disintossicante. Uscivo da ogni classe completamente rinnovato e, con il tempo, mi sentivo più forte, più sano. Da bambino ero stato asmatico, dunque questo senso di vitalità corporea era una sorta di epifania. Attraverso anni di pratica, ho capito che la sfida fisica che l’Ashtanga Vinyasa Yoga ci pone è la base su cui maturiamo e andiamo al di là di una pratica guidata dall’ego. Praticare le asana in modo sistematico, affontiamo sia posizioni gradite che sgradite, ponendoci davanti ad esse con spirito equanime. Questa è in sé una grande lezione di vita e ci aiuta a scoprire il significato del termine “pace interiore”.
D: Puoi descrivere il termine “Pratica Mysore” per i nostri lettori?
Greg: La Pratica Mysore prende il nome dalla città indiana in cui Sri K. Pattabhi Joisfondò l’Ashtanga Yoga Research Institute. Questo modo d’insegnare è quello che lui stesso ha applicato con me e con innumerevoli studenti nel corso della sua vita, ed è oggi applicato da suo nipote R. Sharath Jois. In questo metodo d’insegnamento, il praticante si pone sotto la guida di un insegnante ma si muove attraverso la pratica in modo autonomo. Questo fa sì che lo studente debba memorizzare la sequenza di posizioni. L’insegnamento è graduale, l’insegnante trasmette nuove asana allo studente in base alla sua capacità di memorizzare e di padroneggiare ogni nuova posizione, fino a portarla ad un certo standard. Nella Shala si incontrano studenti di ogni livello praticare l’uno accanto all’altro. Questa situazione crea un’energia molto motivante, di cui tutti possono beneficiare. Il metodo inoltre consente agli studenti di ricevere istruzioni personalizzate in base alle diverse esigenze individuali, e di interiorizzare l’attenzione muovendosi verso una pratica meditativa, mentre durante una classe guidata è necessario seguire un ritmo ed istruzioni generalizzate.
(Fonte: Jicaro Lodge Blog)
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Gregor Maehle |
Tutto intorno a noi e dentro di noi è musica, suono. Il Big Bang che ha dato origine all’Universo è nato da una vibrazione sonora – molte ricerche ci dicono che il suono di questa vibrazione fosse un OM. Nei testi di quasi tutte le fedi religiose, si dice che “In principio fu il Verbo”, ovvero un suono. Il silenzio completo, nella vita sulla terra, non esiste: anche quando siamo soli, in una stanza insonorizzata, possiamo ascoltare il battito del nostro cuore e il nostro respiro. Ed anche questi suoni sono, a modo loro, una musica. Durante la nostra pratica siamo sempre accompagnati dal suono. Il nostro suono interno, se siamo soli, o il respiro sincronizzato dei nostri compagni di tappetino quando pratichiamo in una classe. La pratica yoga è sempre accompagnata dalla recitazione di un mantra, che sia un semplice Om Shanti, fino ai più complessi mantra di apertura e chiusura della pratica Ashtanga o Jivamukti. In quest’ultimo stile, il suono, la musica hanno un ruolo ancora più centrale. Ricordo la prima lezione Jivamukti a New York, e la sensazione meravigliosa di sentire il movimento accompagnarsi non solo al respiro, ma anche alle musiche selezionate con cura dall’insegnante. Da allora, ho cominciato a cercare con grande attenzione sinfonie che potessero integrarsi armoniosamente alle sequenze che elaboro per le mie classi. Personalmente, trovo che accompagnare le mie classi con la musica aiuti chi arriva da una frenetica giornata di lavoro a “staccare la spina” dalle tante conversazioni e dai rumori della città. Preferisco iniziare le mie classi con musiche prive di parlato e dal ritmo molto lento, per consentire a chi pratica di armonizzare il respiro senza fretta. Quando introduco sequenze nuove, tendo a mantenere il volume basso, in modo da consentire ai partecipanti di ascoltare le indicazioni senza difficoltà. Il tono della voce a mio parere deve essere fluido, morbido, in modo da non creare nel praticante la sensazione di dover “obbedire” ad un ordine ma piuttosto di interiorizzare la parola per trasformarla in movimento. Mi piace introdurre un elemento musicale tribale, per creare un’atmosfera di connessione con la parte più istintiva del nostro essere. Mi piace inoltre che nelle musiche selezionate ci sia, almeno in parte, una strumentalità che riporti alle origini dello Yoga, ovvero all’India. Quando creo sequenze mirate al risveglio di un particolare chakra, cerco di individuare uno strumento che possa in qualche modo attivarlo: muladhara e anahata chakra, ad esempio, rispondono molto ai bassi e alle percussioni: i chakra più alti vibrano con i fiati o con gli archi, e così via. Un elemento occidentale nella selezione musicale può aiutare chi partecipa a sentire la pratica come una parte integrante del proprio vissuto, e quindi si collega a mio parere bene con manipura chakra. Lo yoga del suono (nada yoga) si integra alla pratica delle asana nel Vinyasa Yoga soprattutto quando pratichiamo in gruppo: diventa più semplice armonizzare le diverse energie dei partecipanti quando c’è un ritmo che in parte “guida” queste energie in un’unica direzione. Nella mitologia indiana, la dea che presiede alle arti (inclusa la musica), alle scienze e all’apprendimento è Saraswati, e sicuramente il suo simbolismo può essere avvicinato allo studio delle asana. Shiva, il dio che ha trasmesso agli uomini l’insegnamento dello yoga, è spesso raffigurato come Nataraja, il danzatore cosmico; un ulteriore segno dell’importanza della musica nella pratica. E voi, cosa ne pensate? Usate la musica durante la pratica, o vi affidate solo al suono interiore?
Recentemente ho postato la traduzione del focus del mese di marzo di Jivamukti Yoga, magistralmente scritta da David Life. Vi ricordo brevemente che parlava di come, attraverso la pratica, possiamo lavorare sui granthi (blocchi psicologici), facendo delle asana uno strumento fondamentale per renderci più liberi a tutti i livelli. Tra pochi giorni parteciperò ad un workshop di questo meraviglioso stile a Milano, grazie a Magali Lehners e Alexandra Colombo, due colleghe insegnanti che stimo moltissimo, e questo mi ha fatto venire voglia di tradurre anche le note tecniche che David Life propone per approfondire questo argomento. David ci offre alcuni spunti sia per la pratica che per i nostri studi. Ecco i suoi suggerimenti, che io ho trovato molto interessanti:
David Life e Sharon Gannon, Jivamukti Yoga