Alo Yoga: chi non ha sentito parlare della più famosa azienda produttrice di capi pensati per la pratica, indossati da bellissime e magrissime modelle, sempre fotografate in pose plastiche sulle spiagge più lussuose del mondo? E dall’altra parte Kino MacGregor, famosissima e super certificata insegnante di Ashtanga Yoga, nonché fondatrice di uno dei centri dedicati a questa pratica più noti al mondo (Miami Life Centre), star di Instagram con oltre un milione di followers, ideatrice di uno dei più seguiti online channel dedicati allo Yoga (Omstars), autrice di numerosi libri e da sempre portavoce di chi con l’accettazione del suo corpo ha dovuto invece lottare un bel po’, perché non esattamente magrissima, non esattamente altissima, insomma non la tipica eterea figurina che i social media ci hanno abituato ad associare allo Yoga. Infine Dana Falsetti, praticante e insegnante di Yoga 24enne, decisamente oversize e paladina delle donne curvilinee su Instagram. In queste ultime settimane infuria la bufera su questi nomi, che negli anni sono diventati familiari a tutti i praticanti del mondo. Anche se siamo tutti d’accordo che un costosissimo completino stia allo Yoga tanto quanto una bistecca sta ad un menu vegetariano, sono davvero moltissime le praticanti (soprattutto le giovanissime, e quelle che si avvicinano alla pratica perché “fa moda”) che si illudono che indossando un leggings da sirena saranno un po’ più vicine al Samadhi. Lo so, fa sorridere, ma guardate qualche account instagram caratterizzato dall’hashtag #aloyoga per farvi un’idea della portata del fenomeno. Siamo nell’ordine dei milioni.

Kino MacGregor
Avevo espresso in un post su Facebook la mia opinione su quanto sta accadendo. Non sono incline a pensare che Kino MacGregor sia un’ingenua vittima perché stimo troppo le sue capacità di business woman per attribuirle una pecca così banale. Pur stimando le sue immense capacità professionali, sono spesso stata in disaccordo con lei e l’ho espresso pubblicamente. Tuttavia ho pensato di cancellare il mio post per documentarmi con perizia, ed ho chiesto direttamente e personalmente a Kino se ritenesse utile una traduzione in italiano della sua prima lettera, pubblicata da Elephant Journal, ad Alo Yoga. Lei si è detta d’accordo, e con poche battute e qualche messaggio via Instagram mi ha affidato il compito di tradurre questo lungo articolo in italiano per voi. Molto è stato scritto in seguito, e potete trovare tutti i link del caso sull’originale in inglese. Trovo più corretto esporre i fatti perché ognuno si formi un’opinione personale sull’accaduto. Personalmente non sono sempre d’accordo con i metodi usati da Kino per comunicare, ma a questo punto sono troppi i dettagli che rendono Alo Yoga (brand da cui io non ho mai acquistato nemmeno un capo) davvero una corporation priva di scrupoli nell’utilizzo di una parola, “Yoga”, che ultimamente viene bistrattata in ogni modo e privata di qualsiasi significato. Non ultimo, il CEO di Alo Yoga è stato più volte accusato di molestie più o meno esplicite alle sue dipendenti, e di aver dichiarato di non volere, tra le sue “ambassadors”, altro che donne bianche, molto magre, e sotto i trent’anni. Fino a che punto la parola Yoga può essere sfruttata a fini commerciali? E’ davvero possibile fare business in modo etico? E cosa è successo veramente tra Kino, Dana Falsetti e Alo Yoga? Credo che in questa lunga lettera ci sia tutto ciò che dobbiamo sapere, e vi chiedo di leggerla con attenzione fino in fondo, perché anche in Italia sono già attive grosse aziende che tentano di sfruttare lo Yoga a fini meramente commerciali, promuovendone un’immagine falsa e distorta.
Ecco per voi la traduzione della lettera di Kino a Elephant Journal:
“Sono un’insegnante di Yoga, da vent’anni impegnata in questo percorso. E questo da ben prima che i brand iniziassero ad elargire ingenti somme di denaro per sponsorizzare insegnanti e modelle, e da ben prima che lo yoga assumesse un ruolo chiave nel mercato dell’abbigliamento sportivo.
Ora mi trovo nella posizione di dover difendere il cuore spirituale dello Yoga. E spero che vorrete unirvi a me. Lo Yoga raccoglie artisti e anime spirituali di ogni genere. Non siamo, solitamente, il tipo di persone che amano dibattere questioni finanziarie e di principio.
Se uno yogi inizia a fare business, o cerca di guadagnare attraverso lo yoga, la pratica dovrebbe sempre avere il primo posto. Qualsiasi brand (o proprietario d’azienda) che desideri convincere un autentico yogi, dovrebbe avere a cuore gli standard etici e morali che caratterizzano questa disciplina. In qualità di Yogi, facciamo del nostro meglio per innalzare le nostre capacità di onesta introspezione e riflessione; dobbiamo attraversare i veli che bloccano la visione della verità. A volte lo yoga è un business deludente, ma è sempre una disciplina eccellente. E’ dunque all’interno di questo paradigma che oggi scrivo, esponendomi probabilmente al pubblico scrutinio e a possibili minacce, allo scopo di portare alla luce alcune delle pratiche oscure nel mondo del “grande business dello Yoga”.
Sono spaventata – al punto che ho scritto e riscritto questo articolo molte volte.

Dana Falsetti
Ho esplorato ogni altra opzione e ho deciso di raccontare questa storia nella speranza che possa favorire una maggiore comprensione e riportare un po’ di yoga all’interno del business che vi ruota intorno. E’ una questione per me troppo importante per mantenere ancora il silenzio.
Vi racconto la storia di David e Golia.
Forse avrete già capito chi è il nostro David: Dana Falsetti.
Dana è una opinion leader, insegnante di yoga, scrittrice e oratrice. Si impegna nell’incoraggiare le persone a resistere contro gli stereotipi legati all0immagine corporea, a conoscere se stesse e abbracciare le proprie potenzialità, a mettere tutto in discussione per vivere autenticamente.
E avrete capito chi è il nostro Golia: Alo Yoga.
In collaborazione con Cody Inc., Dana ha pubblicato il bellissimo video “I Am Worthy” e ha sviluppato corsi di yoga online, tra cui un corso di “Yoga in poltrona” dedicato a persone con necessità particolari. Dopo un po’ di tempo, Cody Inc. ha informato Dana che i suoi video, le sue classi online e tutti i suoi contenuti appartenevano ora ad Alo Yoga, in seguito ad business deal tra Cody Inc. e Alo Yoga.
E ora arriviamo alla loro battaglia, che va avanti dal dicembre scorso.
Dana si è opposta all’acquisizione dei suoi contenuti da parte di Alo Yoga. Il motivo della sua opposizione è dato sia dalla massiccia presenza pubblicitaria di Alo, improntata sempre su modelle molto magre e atletiche, sia dal modus operandi di questa azienda. Dana ritiene che le modalità di Alo Yoga siano esclusiviste. Vuole la libertà di perseguire i propri obiettivi, in linea con i suoi valori di accessibilità, inclusione, e di autentica partecipazione societaria. Una partecipazione che non abbia come unico obiettivo quello di fare profitto; ma soprattutto di riflettere identici valori. Il suo primo atto di resistenza è stato esprimere pubblicamente la sua opinione attraverso una Instagram “story.” E Alo Yoga ha risposto denunciandola.
Alo ha dichiarato che i contenuti di questa storia, che è ovviamente scaduta da tempo ma è ancora visibile nella documentazione legale del caso, erano diffamatori e ha denunciato Dana in due stati americani. Probabilmente volevano inviare a tutte le Dana del mondo un messaggio: FERMATEVI. Fermatevi, perché non potete permettervi di parlare. La maggior parte degli americani non può permettersi di difendersi in un solo caso, perché i costi legali superano facilmente i 100.000 dollari. Le grosse aziende, invece, generano profitti che possono schierare un battaglione di avvocati – ed è una minaccia molto pesante. E quando ti arrivano addosso, fa paura. Dana vive con questa paura, in questa battaglia contro il suo Golia da dicembre. Ma è arrivata alla fine delle sue possibilità di lottare da sola. Ha esaurito le sue risorse.
Dana, NON FERMARTI.
Al contrario, lascia che questa comunità diventi la tua roccia. Perché tu rappresenti i nostri stessi valori.
Se questa storia vi ha convinto, visitate GoFundMe page e donate quello che potete per aiutare Dana a difendersi. Condividete. Partecipate. Diciamolo tutti insieme: NON CONTINUIAMO A STARE ZITTI. L’unico modo per fermare il bullismo è opporsi tutti insieme.
Per favore, contribuite e unitevi a noi in questa battaglia per il cuore e l’anima dello Yoga.
Tutto questo purtroppo non mi sorprende, perché ho avuto anche io una spiacevole esperienza con Alo Yoga. Quattro anni fa, Alo Yoga mi chiese di sponsorizzare alcune Yoga Challenges che avevo realizzato insieme ad un’amica. Non conoscevo bene il brand, ma parlai con il proprietario, che mi infarcì una storia sulle meraviglie della sua azienda e su quanto desiderasse contribuire alla diffusione dello Yoga. Abboccai in pieno, e io e la mia amica accettammo. Non appena firmammo l’accordo, la storia prese tutta un’altra direzione. Pensavo che l’azienda avrebbe prodotto una capsule collection dei nostri capi (short da spiaggia), invece ci venne chiesto di indossare i loro famosi Goddess leggings nelle torride temperature estive della Florida. Quando ci rifiutammo, venimmo minacciate di denuncia, sebbene non avessimo mai acconsentito ad indossare i leggings. Parlammo con il co-fondatore di Alo, Danny Harris, che si mostrò molto aggressivo, utilizzando spesso una terminologia degradante (“piccola”, “bambina”). Il messaggio era chiaro: stai zitta ed esegui. Data la loro potenza sul piano legale, unita a quel tono di voce e alla scelta delle parole, mi sentii aggredita verbalmente. Mi diede il voltastomaco e la conversazione mi lasciò traumatizzata. Non ho mai parlato per timore di subire una denuncia. Proponemmo una soluzione e trovammo il modo di separarci in modo civile. La mia amica mise un post sul suo profilo Instagram e taggò Danny. Il giorno successivo ricevemmo una lettera del loro avvocato che ci chiedeva di cancellare il post e che scioglieva il nostro contratto. Rimasi scioccata nel vedere che l’unico modo per raggiungere un’azienda di quel calibro fosse postare qualcosa pubblicamente su Instagram. Spesso mi sfogo sui social media, ma solitamente preferisco gestire le mie emozioni in privato, con gli amici e la mia famiglia.

Kino MacGregor
Non ho nulla di personale contro Alo Yoga. I loro capi sono di qualità e sono molti gli insegnanti di valore che collaborano piacevolmente con questa azienda. Alo Yoga consente a queste persone di praticare e guadagnare attraverso la loro pratica, e questo è senz’altro un bene. Ma non mi trovo in accordo con la visione di Alo Yoga e preferisco che la mia reputazione non sia collegata a questo brand. Ritengo che sia ragionevole che una persona sia, ad un certo punto, libera di abbandonare un rapporto di affari – soprattutto se il marchio in questione prende una direzione opposta ai propri valori. Ma anche semplicemente perché abbiamo il diritto di esercitare la nostra libera volontà. Pensavo che il capitolo fosse chiuso, ma non lo era. Come Dana, anche io avevo filmato dei video per Cody App.
Paul Javid, il titolare, è una persona deliziosa. Le sue intenzioni sono buone, e gli ho dato fiducia affidandogli il mio bene più prezioso: i miei insegnamenti. Per molti anni abbiamo avuto un rapporto reciprocamente profittevole. Ma quando ho scelto di creare un canale dedicato allo Yoga che offrisse qualcosa in più delle solite classi, mi hanno detto no. Ci siamo lasciati senza strappi, ho preso la mia strada e ho fondato OMstars. E’ stata una bella esperienza per cui esprimo ancora gratitudine. Ancora una volta pensavo che il capitolo fosse chiuso e che fossimo entrambi liberi di scegliere le nostre strade. Ma Paul improvvisamente (e ben dopo che i giochi fossero ormai chiusi) mi ha informata che Alo Yoga aveva acquisito Cody App. La cosa mi ha mortificata (perché le mie classi erano disponibili su Cody App), spaventata (a causa delle mie precedenti esperienze con Alo Yoga e i suoi fondatori). Non sapevo cosa fare. Dopo una serie di discussioni ho iniziato la mia battaglia. Personalmente ero in un momento molto difficile (mio padre era appena morto, avevo perso anche il mio gatto e subito una grave scottatura). Per molto tempo non sono riuscita nemmeno a pensarci. Ma ora sto affrontando la cosa. Ho tolto il velo, e ho scoperto che il mondo del business orientato esclusivamente al profitto è ancora più brutto di quello che pensavo. Quando Cody ha rilanciato la sua offerta in qualità di servizio a pagamento per Alo Yoga, i miei termini contrattuali sono stati cambiati unilateralmente. Alcuni insegnanti ne sono stati felici e hanno firmato senza problemi. Io no. Invece che chiudere i rapporti, hanno continuato ad utilizzare il mio nome, i miei insegnamenti e la mia immagine per promuovere il loro brand, anche se io non ho alcun accordo con Alo Yoga. Proprio come nel caso di Dana, neanche io desidero che i miei insegnamenti vengano attribuiti al servizio a pagamento di Alo Yoga/Cody App. I miei video sono sul loro canale in seguito ad un contratto precedente all’attuale costituzione di Cody App. E oggi, nonostante le mie ripetute richieste di rimozione dei contenuti e di chiusura amichevole, lo sono ancora e contro il mio volere. Così come numerosi e aggressivi annunci pubblicitari che sfruttano il mio nome e la mia immagine. Sono moltissimi gli studenti che continuano a chiedermi perché.
Come ho già spiegato, Alo Yoga potrebbe denunciarmi per le mie parole.
Ma ho deciso di rischiare perché non riesco più a sopportare di essere costretta al silenzio da una minaccia legale. E la verità è una difesa assoluta contro la calunnia. Questi sono i fatti, di pubblico dominio, e qui di seguito trovate i dettagli:
Cody era finanziata da venture capitalists. Alo Yoga appartiene a due uomini (Danny Harris e Marco DeGeorge) e cade sotto la loro immensa parent company, Bella Canvas, che chiude ogni anno con profitti miliardari. Harris ha recentemente acquistato una casa del valore di 30 milioni di dollari a Holmby Hills, Los Angeles. Gli insegnanti di Yoga invece, spesso guadagnano poco o nulla. Un insegnante di Yoga alle prime armi guadagna circa 30 dollari all’ora per una lezione in palestra o in uno studio, al massimo 45 se lo studio è solido. Persino gli insegnanti più esperti guadagnano tra i 50 e i 75 dollari a lezione. Gli insegnanti di Yoga sono liberi professionisti, poco protetti legalmente, senza alcuna copertura assicurativa da parte del datore di lavoro, senza alcun sindacato e con pochissimo sostegno in generale. Alo Yoga sponsorizza circa 70 yogi che indossano i loro capi promuovendo su Instagram le vendite dei prodotti. Se gli Yogi elencati qui sotto sono tra i vostri preferiti, vi prego di scrivergli per invitare Alo a comportarsi in modo più vicino all’etica dello yoga:
instagram.com/talia_sutra
instagram.com/seonia
instagram.com/koyawebb
instagram.com/sjanaelise
instagram.com/kevindhofer
instagram.com/hannahtaha
instagram.com/aubrymarie
instagram.com/carsonclaycalhoun
instagram.com/kristenpro
instagram.com/meliniseri
instagram.com/yogoskenz
instagram.com/laurasykora
instagram.com/the_southern_yogi
instagram.com/rebekahletch
instagram.com/jessicaolie
instagram.com/yogabeyond
instagram.com/dylanwerneryoga
instagram.com/northcarolina_yogagirl
instagram.com/mackenzieyoga
instagram.com/yoga_lovely
instagram.com/rivkayoga
instagram.com/nwoy
instagram.com/gabriella.dondero
instagram.com/michelleweinhofen
instagram.com/patrickbeach
instagram.com/calvmonster
instagram.com/giseleyoga
instagram.com/joe_lizzzzzz_yoga
instagram.com/robinmartinyoga
instagram.com/nayitavp
instagram.com/alissayoga
instagram.com/rootedinflowing
instagram.com/bohemian_heart
instagram.com/adellbridges
instagram.com/victoria.arvizu
instagram.com/bodybysimone
instagram.com/carlingnicole
instagram.com/maxandlizacro
instagram.com/aminahtaha
instagram.com/martina_sergi
instagram.com/martina__rando
instagram.com/ania_75
instagram.com/neyu_ma
instagram.com/move_yo_asana
instagram.com/gypsyon__
instagram.com/lamise
instagram.com/kaylala88
instagram.com/joshkrameryoga
instagram.com/life_of_fee
instagram.com/acrowithjon
instagram.com/summerperez
instagram.com/yoga_ky
instagram.com/fitflexjuli
instagram.com/hollybentley_yoga
instagram.com/eveinmotion
instagram.com/chintwins
instagram.com/bryceyoga
instagram.com/acrovinyasa
instagram.com/jadealectra
instagram.com/caleyalyssa
instagram.com/ashleygalvinyoga
instagram.com/gypsetgoddess
Sono pochi gli insegnanti, tra quelli menzionati, ad utilizzare gli hashtag #ad o #sponsored. Sebbene la trasparenza e l’onestà siano fondamentali nella pratica dello Yoga. Guardate chi segue Alo per vedere chi è sponsorizzato dall’azienda (la lista che vi ho fornito è tratta dalla lista Instagram di Alo Yoga). L’azienda afferma di avere sotto la sua ala ben 4000 insegnanti. Pare che le influencer come Sjana Earl vengano pagate fino a $15,000 ad annuncio. Alo Yoga possiede una serie di profili inspirazionali su Instagrams ma ne dichiara uno solo. Quando ho pubblicato un articolo chiedendo loro di agire in modo più trasparente, mi hanno inviato una lettera dell’avvocato invitandomi a desistere e minacciando una causa. Da allora hanno ammesso che l’account Instagram “Yoga Inspiration” è di loro proprietà. In molti hanno espresso commenti critici sul comportamento di Alo Yoga sui social. Queste persone sono state bloccate.
Negli ambienti accademici in cui si discute di Yoga e immagine corporea, Alo Yoga viene spesso citato in luce critica come esempio della mancanza di inclusività e diversità in termini di etnia, taglia, forma, età e classe economica. In un mondo perfetto, lo yoga viene prima e il business dopo. Nel mondo del business, l’obiettivo di una corporation è massimizzare i profitti degli shareholders. Esistono eccezioni, come le B Corp, o le corporation con fini sociali che pongono altri obiettivi oltre alla massimizzazione dei profitti. Ma sono eccezioni. Forse tutte le corporation coinvolte nel mondo dello Yoga dovrebbero cercare di rientrare in questa lista? Quando un brand che desidera solo fare profitto entra nel mondo dello Yoga, lo Yoga diventa meramente un mezzo per raggiungere benefici economici. Lo Yoga è una pratica interiore, ma viene sempre più venduto come standard materialista di una vita idealizzata. Ma quali che siano gli sforzi per renderlo merce, lo Yoga non può essere mercificato. Attenzione, perché lo Yoga è oggi mercificato da molti grossi marchi che parlano di Yoga senza sapere nulla di questo percorso.
Considerazione personale. Sono una donna d’affari, conduco un canale online (che ho aperto dopo il rifiuto da parte di Cody). Questa discussione per me è importante sotto molti punti di vista, personali e professionali.
Non sono contraria al guadagno collegato al mondo dello Yoga. In linea di principio apprezzo che Alo Yoga sponsorizzi Yogi che diversamente non potrebbero praticare la loro arte. Ma sono contraria all’idea che un grosso brand possa comprare un insegnante di Yoga ed impadronirsi della voce dello Yoga. Sono contraria a chiunque decida di esercitare una qualsiasi forma di bullismo per riuscire nei propri intenti. In un mondo ideale, la cui etica sia ispirata ai principi dello Yoga, una grossa azienda non dovrebbe denunciare una persona che si limita ad esprimere la verità. Ai titolari di Alo Yoga e allo staff del vecchio Cody, chiedo di concedere a qualsiasi insegnante l’opzione di uscire dal vostro canale se non ne condividono la nuova gestione. Avete eliminato alcuni insegnanti, lasciate andare anche quelli che desiderano separarsi da voi in pace. Caro Alo, lasciaci andare. Hai tutti gli insegnanti che desideri, insegnanti che condividono la tua visione. Non trattenere me, Dana o chiunque altro contro il nostro volere e senza la nostra approvazione. Praticanti e insegnanti di Yoga, e soprattutto brand ambassadors, fate sentire la vostra voce. Sostenete la pagina crowdfunding page per Dana, così che possa difendersi da questo gigante. Chiedete maggiore trasparenza alle aziende che sostenete con i vostri soldi o affiliando il vostro nome. Fatelo per i valori dello Yoga. Abbiamo bisogno di creare un mondo in cui nessuno possa essere messo a tacere solo perché esprime un pensiero critico.
Non vi sto dicendo di non comprare i capi di Alo o di non guardare Cody App. Alo produce ottimi capi, eleganti e trendy, e Cody App fornisce contenuti di qualità. Se vi piace il loro modo di essere, continuate a sostenerli. Vi sto solo chiedendo di sostenere anche noi, e di chiedere al vostro brand preferito di fare la cosa giusta e di lasciarci andare. Non fatevi zittire. Parlate in privato se rischiate di rimetterci lo stipendio. Se anche gli yogi devono ricorrere alle cause, alle denunce e al bullismo, in cosa ci differenziamo rispetto ad una qualsiasi azienda? Se i leggings che indossiamo rappresentano solo seduzione, giovinezza, magrezza e ricchezza, cosa facciamo sui nostri tappetini? Se la nostra voce di insegnanti è di proprietà dell’azienda che ci sponsorizza, perché insegniamo? Forse non ve ne rendete conto, ma con il silenzio diventiamo complici di un processo contro un’insegnante, sostenendo in modo cieco il brand. Disapprovate i processi bullisti o qualsiasi altra forma di bullismo che costringa un individuo a far parte di una mission corporate da cui vuole prendere le distanze.
Parlate. Partecipate. Fatelo per lo Yoga. Forse non sapevate cosa accade dietro le quinte. Ma ora ne siete a conoscenza. Praticanti, insegnanti, parlate e prendete posizione per difendere il cuore e l’anima dello Yoga! ”
Scritto da Kino MacGregor
Tradotto da Francesca d’Errico, autrice del libro Tracce di Yoga

Francesca d’Errico